La gastronomia nell'antica Roma-Diario di viaggio
Schermo
Villa dei Misteri
Home
Ricette
Gastronomia
Chi siamo
Il progetto
Testi antichi
DIARIO DI VIAGGIO

29/11/'99 LICEO GINNASIO"E.DUNI"

E' ormai trascorso un mese dal primo incontro che ci ha introdotto nel mondo della Cucina Romana. Questa mattina Mariella ci ha guidati nella scoperta di uno dei tanti aspetti che fa dell'organizzazione della cena Romana un' importante tappa di questo progetto tutto da scoprire. Avevamo concluso la precedente pagina di diario parlando dei letti triclinari su cui oggi abbiamo approfondito le nostre conoscenze. I "triclini" erano, inizialmente, letti sui quali i romani consumavano la loro cena poggiando il gomito sinistro su degli appositi cuscini. Il termine "triclinio" volle indicare in seguito, però, l'intera stanza adibita al momento più importante della giornata: quella della cena. I letti "triclinari" erano tre in ogni triclinio, ognuno capace di ospitare tre persone: infatti per i Romani il tre era considerato il numero perfetto. I tre letti, all'interno del triclinio, erano disposti a semicerchio in modo da permettere facilmente il via vai della schiavitù. Il letto centrale, il "medius lectus", era destinato agli ospiti più importanti, tra i quali vi era il personaggio più prestigioso in assoluto, che sedeva sulla parte più alta, il "locus consularius". I triclini laterali erano chiamati rispettivamente "imus lectus", destinato alle persone meno importanti, tra le quali, in segno di umiltà, si poneva il padrone, e il "sumus lectus", su cui erano gli ospiti di media polarità. Tra i letti triclinari vi era un tavolo che, a seconda della sua forma, assumeva nomi diversi. Il tavolo di forma quadrata era la "cilliba" e poggiava su tre piedi; quello circolare veniva chiamato "mensa", e quello utilizzato per le bevande, "urnarium" . La "repositorum" era invece una credenza in cui venivano riposti i piatti. La tovaglia veniva chiamata "cerne", lo strofinaccio di lana "gausape". Per quanto riguarda la luce, i Romani si servivano delle candele, "lucerne" e di candelabri appesi al soffitto per mezzo di catene. Essendo la cena il momento più importante della giornata, doveva essere creata la giusta atmosfera per mezzo dei bruciaprofumi che cancellavono i cattivi odori e liberavano essenze profumate, ma soprattutto attraverso la musica e gli attori comici incaricati di leggere di leggere alcune poesie. I commensali indossavano, durante la cena, abiti particolari, i vestimenfa cenatoria di seta, cotone o mussola e usavano cospargersi la testa di olio. Nelle occasioni ufficiali indossavano la forentia. All' interno della domus romana vi erano tantissimi ministrafores ovvero gli schiavi. Tra essi si distinguevano: gli schiavi liberati, i liberti che avevano la facoltà di sedere sul triclinio e che portavano i capelli a mezza lunghezza; coloro che avevano il compito di servire le varie portate avevano i capelli lunghi e quelli che svolgevano le mansioni più umili avevano i capelli rasctti a zero. C'erano poi gli schiavi scopario analecti con il compito di spazzare appunto i resti della cena con una specie di scopa fatta di trucioli colorati di rosso. Una funzione fondamentale era svolta dall' opsonator che presentava gli invitati e faceva l'elenco degli ingredienti, che poi veniva consegnato all' archimaginus, il capo cuoco. Finora ci siamo occupati esclusivamente della cucina dei ricchi, che differiva molto da quella dei poveri, i quali avevano un solo pasto al giorno che consisteva nella polenta chiamata puls, in legumi (farro) accompagnati da pane nero. Raramente mangiavano pesce di piccolo taglio. Bevevano per lo più vino annacquato. La cena si svolgeva verso le quattro del pomeriggio. Alcuni poveri imparavano un mestiere, altri si affidavano alla clemenza dei più ricchi diventando i loro clientes e avevano dci essi i resti della cena, che venivano portati alla propria famiglia in una sportula (una busta).

Home | Ricette |Gastronomia | Chi Siamo | Il Progetto | Diario di Viaggio| I testi antichi | WebMaster
AVANTI
INDIETRO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

    Tutti al lavoro!